Cari Lettori, volevo condividere quest'articolo di
psicologia infantile con voi, se seguite il link potrete osservare alcuni
esempi di disegni di cui si parla.
Il mestiere di madre include anche quello di
psicologa!
Quali tappe evolutive compie il bambino per quanto
riguarda il disegno e il colore?
a cura di: Dott.ssa Barbara Casanova (psicologa)
Vorrei conoscere le tappe evolutive che compie il
bambino per quanto riguarda il disegno e il colore (quando comincia a saper
colorare in maniera decente senza uscire fuori dai margini di un disegno?)
Gentile signora per rispondere alla sua domanda mi è
necessario spiegare tappe evolutive precedenti a quella in cui compare il segno
grafico e poi il disegno. Lo sviluppo del bambino è un continuo di crescita
che, per nostra utilità interpretativa, suddividiamo in tappe o in stadi
evolutivi.
Ogni stadio è la risultante del processo precedente e
la base di partenza per il successivo, inoltre le caratteristiche più evidenti
di una fase devono essere considerate come "dominanti" ma attorniate
da altre meno esplicitate, le quali sono comunque indispensabili.
Vorrei iniziare partendo proprio da una semplice
osservazione del bambino nei primi due anni di vita. Certamente ciò che ci
colpisce è il suo inesauribile bisogno di fare esperienze attraverso il
movimento; egli è assolutamente coinvolto dal suo continuo desiderio di
compiere delle azioni e quindi si coinvolge in attività pratiche e
manipolative.
Il fare del bambino in questi due anni è assolutamente
istintivo e casuale poi, lentamente inizia ad essere orientato a degli scopi.
Questo lo possiamo notare quando il bambino comincia ad allungare un braccio
per afferrare qualche oggetto e quando, successivamente, tenterà di compiere la
stessa azione per soddisfare il medesimo interesse.
Questa premessa può apparentemente sembrare lontana
dalla comprensione dell'evoluzione del disegno infantile, ma ciò che ho
descritto è il naturale e spontaneo processo di sviluppo che continua e si
amplia nell'espressione grafica. Infatti, il disegno del bambino è all'inizio,
verso i quindici mesi, generato da gesti casuali.
Il piccolo prende una matita e, per caso o per
imitazione, traccia il primo segno: ciò che gli dà soddisfazione e cerca di
ripetere il gesto. Il bambino sarà contemporaneamente stupito della linea che è
scaturita della punta della matita, ma anche entusiasmato dal piacere provato
nell'eseguire il movimento che ha prodotto il segno.
Dopo circa sei - sette mesi, quindi verso i vent'uno /
ventidue mesi, l'attività istintiva del bambino si sfuma per lasciare emergere
un timida intenzionalità, nel senso che il piccolo è in grado di coordinare
meglio le sue capacità visive con quelle motorie, e quindi saprà orientare con
più scaltrezza il suo movimento per produrre determinati segni.
In questi mesi il bambino sarà interessato a produrre
linee orizzontali, verticali e circolari: V. Lowenfeld e W. L. Brittain
definiscono questa fase dello "SCARABOCCHIO CONTROLLATO".
Da diverse ricerche è emerso che la forma circolare
sia la prediletta a questa età, perché è dovuta ad un movimento di base che
egli compie facendo agire insieme la spalla, il braccio, il polso, la mano e le
dita. Questo movimento infatti è stato ripreso anche nell'arte-terapia come
esercizio di riscaldamento per aiutare il soggetto a mettersi in contatto con
sé stesso.
La nota ricercatrice Kellogg, analizzando molti
disegni dei bambini in contesti culturali diversi, sostiene che la forma circolare
è universale e la definisce una sorta di "arte infantile
auto-appresa". Queste figure sarebbero per lei come dei veri e propri
"mandala", perché permetterebbero al bambino di raffigurare gli
oggetti più svariati arricchendo la forma base con modifiche e appendici di
vario tipo.
Intorno ai tre anni e mezzo, con l'arricchirsi
dell'esperienza del bambino e del suo mondo interno rappresentativo, emergono
timidamente i primi abbozzi della "FIGURA UMANA".
Inizialmente sarà una forma rotonda con due appendici
inferiori, quindi la testa e le gambe. Gradualmente gli altri elementi
compariranno: le braccia come due fili attaccati alla testa, poi ancora un
altro cerchio per definire "la pancia" e infine dei segni per
caratterizzare il viso. Questi ultimi saranno indistintamente posti dentro o
fuori dal cerchio "viso" e solo diversi mesi dopo troveranno una
collocazione esatta.
Il colore a questa età è utilizzato in modo assolutamente
personale e soggettivo; il viso potrà perciò essere rosso, blu o di qualsiasi
altro colore che piaccia al "piccolo artista": ciò che ha importanza
per il bambino è il soddisfacimento del suo piacere.
Per tutto il periodo dell'egocentrismo egli disegnerà
non curandosi dell'ordine e della logica delle cose, ma obbedirà alla propria
sequenza interna, quindi ai propri affetti.
Facilmente in questo periodo si possono vedere oggetti
con proporzioni "sbagliate" o con relazioni bizzarre, ma ciò indica
l'importanza e l'interesse che sente il bambino per una determinata situazione
o cosa o persona.
Il disegno ora è come una fotografia dell'investimento
affettivo del bambino, del suo modo di vedere la realtà, la quale spesso non
collima con la realtà oggettiva. Il disegno è come una finestra che permette al
piccolo sia di guardarsi dentro sia di guardare fuori e comprenderne il significato.
In questa prospettiva si possono interpretare
diversamente le omissioni, le dimenticanze, le ripetizioni e le esagerazioni
che sempre accompagnano le produzioni dei bambini.
Da questa introduzione si può capire che il disegno è
strettamente legato alla maturazione affettiva, intellettiva e sociale del
bambino. Ad esempio se un bambino disegna a cinque anni ancora l'omino come un
"girino" ciò deve destare particolare interesse perché potrebbe
indicare o un ritardo nell'acquisizione dello schema corporeo e/o problematiche
affettivo relazionali, quindi la produzione grafica svela a che stadio di
sviluppo il bambino si trova.
Verso i sei anni, il bambino, uscendo un po' dal suo
egocentrismo, inizia ad essere interessato anche al mondo naturale e quindi si
esperimenta nel rappresentare il PAESAGGIO. Lo sforzo che egli deve compiere in
questa tappa è quello di adattare ed elaborare dei nuovi segni adeguati alla
sua rappresentazione. Come per la figura umana, anche per il paesaggio c'è
inizialmente la ripetizione della stessa immagine per possederla in maniera
certa, poi avviene il suo continuo arricchimento.
Le prime case dei bambini sono composte da un quadrato
e un triangolo; verso i cinque - sei anni compaiono le finestre con le tende,
con le maniglie…c'è quindi la ricerca del dettaglio e l'interesse ad abbellire
l'immagine stessa. Anche l'uso del colore diventa regolato da un esame della
realtà maggiormente attinente, ma comunque ancora permane una certa soggettività.
In questa fase quasi tutti i bambini riescono a
colorare dentro ad una forma; ormai hanno chiaro il concetto della linea come
elemento che definisce lo spazio e quindi stabilisce il dentro e il fuori.
Con l'assimilazione di queste abilità c'è anche il
rinforzarsi della relazione tra il colore e l'oggetto, una rappresentazione
dello spazio che svela i nuovi rapporti di consapevolezza circa l'ambiente che
lo circonda, ed inoltre il bambino non disegna più solo dal suo punto di vista
ma considera la relazione logica fra gli oggetti. Il bambino ora riesce anche a
disporre le immagini di un disegno secondo un ordine temporale e a poter
verbalizzare l'effetto causale.
Nei disegni dei bambini compare anche la linea di
terra; ci sono rispetto a questo elemento diverse ipotesi. Secondo V. Lowenfeld
e W. Brittain la linea di base non può derivare da esperienze visive del
fanciullo, in quanto né gli oggetti né le persone che si trovano su di un
terreno poggiano in realtà sopra un'unica linea.
Si tratta invece di un fenomeno naturale che fa parte
dello sviluppo del fanciullo. Invece M. Cesa Bianche e P. Bregani sostengono
che l'introduzione della linea derivi da un'esperienza percettiva, anche se il
bambino non la percepisce in modo esatto.
Ma a quest'età il bambino introduce anche un'altra
linea, quella del cielo, dopo la quale generalmente c'è il colore azzurro.
Queste partizioni dello spazio, le quali possono apparire semplici, in realtà
riproducono un'analisi ed un'elaborazione molto complessa che il bambino compie
sulla realtà.
Fino ai nove anni questa abilità di osservare e
riprodurre in modo quasi schematico diventa la caratteristica principale della
FASE DELLA COMPLESSITA'. Il bambino diventa abile a raggruppare, categorizzare
e ordinare secondo categorie logiche, e poi riesce a riflettere queste
elaborazioni mentali nelle rappresentazioni grafiche con semplicità e
spontaneità.
La figura umana ora è definita, e spesso ripetuta
perché ormai assolutamente sperimentata, ma nello stesso tempo adattabile a
esprimere nuovi contesti. Ad esempio, se un bambino vede un particolare
personaggio in TV lo riesce a riprodurre partendo dallo schema base per poi
integrarlo con altre forme o colori in modo da avvicinarlo al modello.
Il bambino manifesta in questi "adattamenti"
la sua creatività, la sua possibilità di elaborare conoscenze possedute. Anche
il colore è ora usato secondo uno schema astratto e simbolico: il cielo
azzurro, l'erba verde.., ma anche questo schema è personalizzato pur rimanendo
ad esso fedele.
Nel fare l'erba verde ci sono diverse possibilità
relative al materiale da usare, alle sfumature da effettuare, la forma del
segno da presentare… quindi all'interno dello schema erba- verde il bambino
mette in atto le sue presenze e abilità.
Anche l'espressione dell'azione è in questa fase
centrale. Il bambino cerca di rendere il disegno dinamico e attivo, ed egli può
rappresentare in un solo segno l'elemento che genera l'azione: è lo sguardo
attento dell'altro che deve guardare l'immagine per coglierne la complessità
che nasconde.
Dai nove anni in avanti si manifestano graduali
cambiamenti che testimoniano i progressi nella maturazione percettiva ed
intellettiva e la rinnovata sensibilità nel rappresentare l'esperienza.
Scompaiono, infatti, gli schemi ripetitivi e si presentano modalità originali
di rappresentazione, con una notevole quantità di dettagli. Anche nella fase
precedente c'erano i dettagli, ma erano proposti sinteticamente e attraverso
forme e linee geometriche; ora sono più realistiche e concrete.
Anche la capacità di osservare è di qualità migliore,
quindi scompaiono le esagerazioni e le deformazioni con le quali in bambino
esprimeva il suo vissuto, perché questo è manifestato o con l'inserimento di
particolari o con la scelta stessa dell'immagine rappresentata. Il legame
stretto oggetto - colore è meno rigido e vincolante, quindi c'è il tentativo di
coglierne la particolarità e la specificità.
I rapporti tra le cose sono maggiormente
proporzionati, la linea di base continua ad esserci ma con un significato
diverso: diventa strada, pozzanghere, sabbia, dune… ciò per affermare che il
bambino gradualmente supera lo schematismo dello stadio precedente.
Verso gli undici anni, si nota un ulteriore progresso
nelle rappresentazioni: i particolari e le sfumature sono dominanti, c'è il
riconoscimento degli effetti di chiaro - scuro, si esprime una certa
prospettiva e la tridimensionalità, avviene la personalizzazione delle figure
umane caratterizzandone l'espressione del viso e le caratteristiche sessuali,
c'è la morbidezza delle linee per mostrare particolari oggetti e/o avvenimenti,
e poi l'emergere dello spirito critico e quindi una risultante Immagine che
tiene conto del mondo affettivo ed emotivo ormai evoluto del ragazzino.
Gentile signora ho cercato di rispondere in modo
esaustivo alla sua interessante domanda ma mi rendo conto che forse, ad una
prima lettura, non è così comprensibile. L'utilizzo delle tappe o fasi di
sviluppo da una parte ci aiuta a contenere il processo di crescita, dall'altra
rende la lettura forse un po' fredda.
Spero di averle dato il senso della complessità e
della ricchezza che ogni segno o immagine possiede, di tutto ciò che nasconde e
svela contemporaneamente del soggetto che si è espresso.
Disegnare è sempre un atto di fiducia verso l'altro, è
un modo per poter farsi conoscere anche negli aspetti e nelle zone più nascoste
di noi stessi. I bambini lo fanno in modo naturale e inconsapevole, quindi le
loro produzioni risultano limpide e ricche di messaggi. Per questi motivi ogni
disegno è un dono che noi adulti riceviamo e che dobbiamo accogliere e guardare
con amore e responsabilità.
Bibliografia:
V. Lowenfeld - W. L. Brittain: Creatività e sviluppo
mentale, ed. Giunti
Barbera M. Cesa Bianchi - P. Bregani: Psicologia
generale e dell'età evolutiva, ed. Editrice la Scuola
Rita Gay Cialfi: Psicologia, ed. Edizioni Scolastiche
Walk Over
Maria Belfiore - Luisa Martina Colli: Dall'esprimere
al comunicare, Pitagora editrice Bologna
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