11/03/2015

Scuola a casa non per scelta ma per necessità...ecco una storia vera....

Una ragazza afgana di 14 anni che si impegna attivamente per “un futuro migliore” per i bambini di Kabul.

Le lotte intestine vanno avanti in molte parti dell’Afghanistan tra le forze del Governo ed i Talebani (solo Allah sa cosa stia veramente succendo), allo stesso tempo si lotta per una migliore economia e per l’struzione.  Aziza Rahimzada ha 14 anni e vive nei bassifondi, in una delle aree più povere di Kabul, ella è una giovanissima attivista. Aziza è stata nominata per il Premio Internazionale della Pace 2015 per il suo impegno per i diritti dei bambini.

I  bambini del video stanno imparando le lettere dell’alfabero arabo.
Eccone di seguito la trascrizione.

Ella dice: “Ho deciso di inziare delle lezioni per i bambini del nostro campo, siccome io stessa ha avuto  delle difficoltà nel passato. Non avevo alcun accesso ad una vera e propria istruzione quando ero più giovane. Adesso gli insegno delle nozioni basilari come ad esempio l’alfabeto e poi forse alcuni avranno accesso all’istruzione formale. Non ci sono scuole elementari nella nostra area, si tratta di un’area molto povera e trascurata. Mi sento davvero felice di poter insegnare ai bambini. Credo che l’istruzione è la cosa più importante qui per i bambini. È l’unico modo in cui possono aspirare ad un futuro migliore. Al campo è venuto il circo una volta ed io ho chiesto agli artisti di potermi insegnare dei giochetti per poter giocare con i bambini e poter dar vita ad un’area di gioco qui. I miei genitori mi sostengono, mentre gli anziani del nostro campo non amano il fatto che insegni ai bambini, non vi vedono alcun risvolto positivo. Soprattutto hanno criticato l’insegnamento dei giochetti. Ma io gli ho parlato cercando di fargli capire che l’sistruzione è tutto per una persona. Inoltre cerco di attenermi alle tradizioni islamiche, gli insegno e gioco con i bamini ma sono coperta. Abbiamo tanti problemi in questo campo, non soltanto l’istruzione. La povertà è il problema principale. Vengo da una famiglia povera, non abbiamo elettricità, non abbiamo acqua corrente, alcune famiglie di rifugiati non hanno neanche la carta d’identità. Ho cercato di risolvere questi problemi negli ultimi tre anni. Ho parlato ad alcuni ufficiali ed abbiamo risolto il problema dell’acqua. Quando sarò adulta voglio diventare un avvocato affinché possa battermi per i diritti delle donne e dei bambini. Voglio aiutare i bambini.”